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Introduzione
Questo sito è nato dall'esigenza di proporre una nuova via per "fare" politica, per operare politicamente, in altre parole per amministrare la cosa pubblica tramite un nuovo metodo democratico.
Il fulcro di questo nuovo metodo è il singolo cittadino che interviene direttamente nell'amministrazione scegliendo e votando i propri candidati, sia per le cariche istituzionali che per le cariche all'interno della propria associazione.
A differenza del Movimento 5 Stelle, nella mia versione le proposte degli iscritti ai propri eletti, via web, non vengono filtrate da un ristretto gruppo, ma da commissioni ad hoc, i cui membri vengono a loro volta eletti dagli iscritti e, se necessario, anche da essi revocati.
Queste commissioni, o gruppi di studio, sono al servizio sia dell'iscritto che dell'eletto. Esse forniscono informazioni al primo per abilitarlo alla decisione politica, che rimane esclusivamente sua, ed al secondo per supportarlo nel suo compito istituzionale.
Qui di seguito potrai leggere quelli che potrebbero essere degli ipotetici scopi di questa associazione-partito che si fonda su un misto di democrazia diretta e democrazia rappresentativa;
in Teoria trovi il percorso per realizzare tale forma di democrazia, la possibile struttura dell'associazione-partito e la sua etica;
in Pratica vengono descritti i compiti dei protagonisti di tale associazione politica.
In una sezione a parte verranno trattati gli strumenti di democrazia diretta, come petizioni, referendum, ecc...
30.11.2013
Johann Matthias von der Schulenburg
Scopi dell'Universitas Civium
- Controllo delle risorse pubbliche finanziarie.
- Salvaguardia dello stato sociale.
- L'Istruzione.
- La revoca del mandato ed il mandato imperativo.
L'Unicivium non è da intendersi un partito, bensì uno strumento che consente ai cittadini di governare, partecipando in modo attivo alla politica intesa come amministrazione della cosa pubblica. Saranno gli "Universali" a concordare e stabilire gli scopi che l'aggregazione o Universitas civium, come la amo chiamare in memoria delle Universitas medievali ed in specifico di quelle del Cilento, deve perseguire. Viene proposto qui uno strumento, un nuovo metodo democratico che, a prescindere dagli scopi che gli verranno dati, a causa della sua stessa natura non può che essere democratico. Vi sono tuttavia degli scopi, a mio avviso, dei quali non si può non tenere conto per la stessa sopravvivenza dell'aggregazione. Essi sono in principal luogo la tutela delle risorse finanziarie, la salvaguardia dello stato sociale, la realizzazione del diritto all'istruzione, il mandato imperativo come condizione indispensabile per fornire ai cittadini gli strumenti che consentono loro di partecipare al processo della democrazia.
1. Controllo delle risorse finanziarie pubbliche.
Il controllo dell'utilizzo delle entrate dello Stato, il controllo del bilancio dello stato, la realizzazione di una ridistribuzione equa di queste risorse in modo progressivo, iniziando dai cittadini con il reddito più basso, sono indispensabili e fondamentali. In parallelo a ciò, per agevolare le entrate, vi sono da riconsiderare gli investimenti nelle strutture dello stato al fine di limitare sempre più l'evasione fiscale, il sommerso e la malversazione.1
Scopo dell'Unicivium deve essere il controllo sulle spese dello stato da condursi nelle commissioni specifiche, nel consiglio superiore dei lavori pubblici, nei vari ministeri e così via, in modo che non possa più succedere che nel frastuono generale, provocato da un evento come il terremoto de l'Aquila, passi, a due giorni di distanza in commissione difesa, lo stanziamento di 13 Mrd per caccia bombardieri, con l'astensione dei commissari del PD. Non ultimo, naturalmente, lo scopo dell'adoperarsi per lo snellimento della pubblica amministrazione tutta, al fine di eliminare sprechi ed evitare inutili riforme che non portano certamente dei vantaggi ai cittadini.
In poche parole in prima istanza il compito degli "Universali" e dei loro parlamentari dovrebbe essere: da un lato indagare, scoprire, rendere pubblico in modo intelligibile a tutti come vengono utilizzati questi denari, notizie che fino ad ora sono solo state frammentarie o pubblicate in modo incompleto e di parte, dall'altro lato, tramite l'aiuto della società civile, effettuare studi di fattibilità, creare proposte di legge, fare pressioni all'interno del parlamento, prendere iniziative di legge inerenti agli scopi della Unicivium.
Gli Universali si occupino pure di lavoro, di giustizia, di famiglia, di temi etici ed altro ancora, ma al di fuori dell'Unicivium, nell'ambito dei vari movimenti esistenti proprio per queste specifiche tematiche. Vadano in piazza, tengano manifestazioni, si riuniscano in conferenze, stati generali, cioè facciano sensibilizzazione dove e come possono, propongano leggi, prendano iniziative, ma occuparsi di questi temi all'interno dell'Uni-civium, come scopi principali, porterebbe inevitabilmente a scontri e a dissidi, in quanto è difficile assumere posizioni comuni.
Il dibattito deve avvenire nella società civile, nella rete, nelle varie associazioni, come ad esempio quelle dei precari. Una volta dibattuta e formulata una proposta per il miglio-ramento della propria condizione, la presentino tramite una singola persona, in quanto elettore certificato dell'Unicivium e non la presentino in quanto associazione o movimento.Sia il singolo elettore colui che presenta all'Unicivium una proposta della società civile e sia poi il GDS incaricato che, in seguito ad un voto di accettazione degli iscritti all'aggregazione, la porti avanti come proposta di legge con il dovuto iter.
In pratica all'interno dell'Unicivium non vi è un vero e proprio dibattito con conseguente delibera. L'iter è il seguente: viene presentata agli elettori web una proposta di legge, già formulata da una componente della società civile; essi l'accettano o la respingono mediante voto certificato. Se gli Universali l'accettano viene dato l'incarico al GDS competente di verificarne la compatibilità con l'ordinamento dello Stato e la fattibilità di essa. Una volta riformulata nella forma definitiva la proposta avanzata viene di nuovo sottoposta agli elettori evidenziando le eventuali modifiche effettuate. Con il secondo voto gli elettori approvano o rifiutano la proposta di legge svincolati dal parere di coloro che l'hanno formulata.
Ricapitolando, le due fasi del metodo democratico avvengono in luoghi e momenti diversi: la discussione e la formulazione della proposta avvengono nella società civile, mentre il voto finale avviene nell'Universitas civium dove la proposta suddetta viene tramutata in proposta di legge e presentata in parlamento tramite i propri parlamentari. Senz'altro vi sarà la necessità di una sorta di lista delle precedenze in base ai vari Cahiers de Doléances provenienti dall' esterno, ma se gli elettori si attengono allo spirito di solidarietà ed a quello di eguaglianza come contraposizione al privilegio, non dovrebbero avere difficoltà ad identificare l'ordine delle urgenze.
Gli universali perciò sono soggetti ad una autolimitazione che è essenziale e non di poco conto: essi si limitano ad approvare o a respingere via web una proposta di legge, presentata all'Universitas, senza dibattito interno, perché questo potrebbe portare a spaccature , a divisioni interne.
Comunemente non si è molto avvezzi all'utilizzo della democrazia intesa semplicemente come un modo per amministrare una cosa pubblica. Democrazia non è sinonimo di libertà, le due cose sono complementari e sinergiche, ma non identiche. Ci si riunisce, si discute e si vota ed il 50% più un voto ha ragione sugli altri che, a loro volta, non mettono il broncio, non fanno scissioni, spaccature, correnti e non si sentono emarginati, perché senza la minoranza non vi è maggioranza, ma solo massificazione e conformismo.
Orbene, queste problematiche vengono stemperate sin dall'inizio lasciando il dibattito sulla proposta di legge al di fuori dell'aggregazione, anche se il voto di accettazione della medesima in qualche modo è da considerarsi una sorta di delibera.
2. Salvaguardia dello stato sociale.
L'Universitas deve, con l'appoggio esterno, trovare delle soluzioni per fermare l'attuale riformismo che è nient'altro che lo smantellamento dello stato sociale in nome della globalizzazione. Scrive Giorgio Cremaschi 2 :
"Se non ci sono alternative al dominio del mercato globalizzato, compito del riformismo è di educare ed accettare le perdite, trasformandole in rinunce condivise. Riformismo diventa così una parola malata, secondo il giudizio dell'ex segretario della Cgil Sergio Cofferati. Una parola che serve semplicemente a sorreggere le ragioni del potere.
Sono tutti riformisti, perché nessuno lo è davvero più: tutti sono semplicemente subordinati ai poteri che governano il mercato globale: poteri che operano con una metodica opera di distruzione di quella che è stata sinora la vera base sociale del riformismo. Quel ceto medio diffuso di lavoratori dipendenti, funzionari delle pubbliche amministrazioni e piccolissimi imprenditori, che ha costituito la base di massa del riformismo; riformismo che ora viene frantumato, che regredisce nel reddito e nel potere dall'opera congiunta della globalizzazione e dai governi che si autodefiniscono proprio riformisti"
Ed ancora:
"Le riforme di oggi sono semplicemente controriforme. Dove c'era il pubblico, si torna al privato; dove la gestione politica, i poteri del mercato; dove il servizio sociale, il profitto; dove c'era l'uguaglianza, la frantumazione per favorire la competizione tra le persone".
Per il semplice principio che lo stato deve tutelare tutti i suoi cittadini, ci si deve prendere carico di chi non ce la fa, indirizzando le risorse, il gettito fiscale, non a programmi di armamento, a infrastrutture inutili, ma a forme reali di sostegno al reddito. Non ci si deve rassegnare con Edmondo Berselli che concludeva nel suo "L'Economia giusta" 3:
"La scelta è tra essere poveri nella consapevolezza della propria condizione storica ed antropologica, da un lato, e dall'essere poveri nell'assoluta inconsapevolezza di ciò che è avvenuto, nella sorpresa dell'indicibile, e quindi soggetti a tutte le frustrazioni possibili"
Questa, a mio avviso, non è una scelta, visto che chi è inconsapevole non può scegliere di essere consapevole. Purtroppo, in questo saggio, vi sono solo brevi accenni alla mancata ridistribuzione delle ricchezze e l'analisi fatta da Bankitalia nel 2009 viene considerata solo con 22 parole in merito al famoso 44% della ricchezza posseduta. Nessun accenno al progressivo impoverimento dell'60% della popolazione dal 1989 al 2000 4 , né al progressivo aumento della ricchezza statistica della famiglie italiane che evidenzia un arricchimento che si concentra solo in una parte della popolazione 5 . Quindi non è venuta a mancare la ricchezza nazionale, anzi, quella è aumentata; solamente nell'ultimo triennio è diminuita senza comunque chiudere la forbice. È aumentato il numero di persone che si sono impoverite e aumenterà ancora, ma non posso raccontar loro, con alle spalle una enciclica, di rassegnarsi alla loro condizione creata da ingiustizia sociale con la raccomandazione di divenire consapevoli della loro situazione. Parte della nuova ricchezza, non accessibile ai più, è quella finanziaria, originata dalla "crescita ruggente", finanziarizzata, basata sulla borsa, sulle banche, che ha comunque portato vantaggi solamente ad una piccola parte della popolazione; le conseguenze che ci saranno, a causa anche dei derivati, verranno riversate tuttavia sull' intera società.
Non abbiamo al momento un modello economico valido a causa della globalità del mercato e della territorialità della democrazia e, ad onor del vero, la democrazia non è neanche ancora entrata nel mondo del lavoro nel nostro paese.
L'Italia è entrata in crisi a livello economico agli inizi degli anni 90. La crisi finanziaria mondiale del 2008 ha peggiorato, perciò, le condizioni già precarie dell'Italia. Una situazione economica caratterizzata da una crisi fisiologica, ormai ventennale, dalla quale il nostro paese stenta ad uscirne, contrariamente agli altri paesi che si stanno riprendendo economicamente.
Prima ancora di rincorrere modelli di crescita, di sviluppo perenne, di PIL in crescita, dobbiamo meglio utilizzare le risorse a disposizione per stimolare la ricerca, la produzione, anche di nuove tecnologie, e per tutelare i più deboli, fino a quando il mercato non sarà in grado di creare nuove ricchezze.
Considerate le enormi dimensioni dello spreco del gettito fiscale, il modo in cui è spartita la ricchezza nazionale, le dimensioni gigantesche dell'evasione fiscale e del mercato nero, ritengo che si possa recuperare una riserva colossale di denaro da ridistribuire ai cittadini con reddito basso. La soluzione sta nella creazione dell'Universitas civium ad opera di cittadini disposti a cimentarsi in questo, senza partiti e senza capi carismatici.
Per dirla con Gustavo Zagrebelsky al punto nove del suo decalogo di contenuti minimi dell'ethos democratico:
"La democrazia è la forma di vita comune di esseri umani solidali tra loro"
E poi:
"Al patrimonio comune tutti devono poter attingere. L'emarginazione sociale è contro la democrazia e l'idea che nessuno possa esser lasciato indietro, abbandonato a se stesso e alle difficoltà della sua vita particolare, non è un suo elemento accidentale, che può esserci o non esserci, a seconda delle politiche del momento".
L'unione di questo punto al punto quattro del medesimo decalogo che parla dell'eguaglianza, non della massificazione e del conformismo, ma dell'eguaglianza come il contrario del privilegio, ci fornisce dei punti fermi per un operare con determinazione.
L'istruzione fornisce agli individui gli strumenti per acquisire conoscenza, per analizzare e comprendere la realtà, elementi indispensabili per essere soggetti attivi nella costruzione della democrazia. Come già descritto al punto 10 del decalogo, senza la proprietà della parola né la comprensione, né il dialogo diventano possibili. Per questo motivo la scuola pubblica, gratuita per tutti è condizione di democrazia. A questo fine vanno rimossi quegli ostacoli economici e sociali che non permettono la piena realizzazione del diritto allo studio.
E' risaputo che la deprivazione linguistica e culturale delle famiglie disagiate si riflette in modo negativo sullo sviluppo delle capacità intellettive e di apprendimento dei bambini da esse provenienti, determinando un loro disagio e svantaggio già nella scuola dell'in-fanzia e primaria e, di conseguenza, una disuguaglianza delle opportunità di partenza, contribuendo ad alimentare anche il fenomeno della dispersione scolastica che aumenta nella scuola secondaria.
D'altronde non é forse scritto nella nostra Costituzione ( art. 3 ) che é compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese?
Non permettendo la realizzazione di un pieno diritto allo studio, abbiamo fondamentalmente contravvenuto al dettame della Costituzione; volutamente o involontariamente abbiamo tolto a molti futuri cittadini la possibilità di comprendere, di comunicare in modo appropriato e, quindi, di partecipare al processo della democrazia. Forse perché non servono più cittadini, ma consumatori massificati ed acritici?
L'istruzione ed il potenziamento di un servizio così essenziale come la scuola deve essere perciò, uno degli scopi fondamentali dell'Universitas civium.
E' superfluo sottolineare che il tutto è riferito alla scuola pubblica, in quanto la privatizzazione di un tale servizio, tra l'altro, spinge primariamente al profitto, ad assumere con stipendi ridotti personale con capacità non sempre adeguate, ad anteporre, in molti casi, la confessionalità alla piena realizzazione del diritto allo studio di cui si parlava poc'anzi.
4. La revoca del mandato ed il mandato imperativo.
Altro compito fondamentale dell'Universitas, a media scadenza, è quello di ricercare il modo per modificare la legge attuale sul mandato politico, tramite modifica della costituzione, inserendo in essa la possibilità di revoca del mandato oltre che elettivo, anche nominativo.
Deve esserci la possibilità, con i dovuti limiti ed accorgimenti, di poter revocare, quando se ne vede la necessità, un manager o un funzionario nominato di un qualsiasi ente pubblico, come ad esempio un prefetto, un dirigente ASL, un dirigente di un dicastero e così via.
Per porre termine al fenomeno del transfughismo parlamentare alcuni stati hanno adottato alcune misure come la revoca del mandato o l'espulsione dal partito, ma ritengo che sia tempo che il partito, che dovrebbe svolgere sul piano sociale quell'opera di sintesi delle domande e degli interessi, possa venir definitivamente accantonato e sostituito dall'Unicivium che convoglia le sintesi della società civile all'interno dell'amministrazione pubblica.
Dovendo il parlamentare eletto dell'Unicivium rispondere all'elettore e non ad un partito, viene meno anche la proposta di Salvatore Currieri che vuole, è vero, lo svincolo dal mandato imperativo, vietando la rappresentanza di interessi particolari, ma solo quello nei confronti degli elettori e non quello nei confronti del partito:
...Per perseguire finalità generali gli eletti devono sì svincolarsi da interessi particolari dei singoli elettori, ma non dai partiti politici che degli elettori sintetizzano ed esprimono gli interessi generali. Continuare a rivendicare la piena ed assoluta libertà di mandato del rappresentante nei confronti non solo degli elettori ma anche del partito, significa rimanere ancorati ad una visione liberale della rappresentanza, improponibile nel moderno Parteienstaat. 6
Anche se nel frattempo questo programma è stato parzialmente attuato tramite la legge "porcellum," questa visione è da rigettare in vista dell'abrogazione della stessa legge, in quanto porta ad un ulteriore aumento del potere del partito; essa, tuttavia, ci dà opportuni spunti per valutare il problema della rappresentanza politica vincolata. E' ovvio che il parlamentare dell'Unicivium non è portatore di interessi dei singoli elettori, perché egli ha ricevuto mandato per agire in nome della società civile.
Attualmente, ai fini di ridurre la spesa pubblica, si discute sull'opportunità della riduzione del numero dei parlamentari, ma ciò comporterebbe la riduzione della rappresentanza della società civile all'interno dell'amministrazione pubblica, un significativo aumento del potere dei partiti e delle relative oligarchie e consorterie.
Il raggiungimento ed il mantenimento del potere diverrebbero attività di pochi e facoltosi donne e uomini in possesso di ricchezze sufficienti per questo cimento.
A tutto ciò si potrebbe ovviare senza dover necessariamente ridurre il numero dei parla-mentari, ma i loro compensi, vitalizi, rimborsi e pensioni. D'altro canto il parlamentare si trova in una posizione di esercizio di potere nella quale la tentazione è grande e, di conse-guenza, la riduzione del suo compenso potrebbe facilitare ancor di più dei cedimenti ad azioni compiacenti, non proprio negli interessi dei cittadini.
Ciò che manca attualmente è il controllo sul parlamentare e la possibilità di revocarlo. Con l'utilizzo dell'Unicivium possiamo avere dei parlamentari scelti dagli elettori, vincolati ad un mandato perlomeno civile e non di natura giuridica e soggetti ad un rendiconto. In questo modo sia l'elettore che il parlamentare divengono responsabili dell'amministrazione della cosa pubblica, perché il primo valuta, sceglie ed elegge i suoi deputati senza che questi debbano fare campagna elettorale, mentre il secondo sa di accettare un incarico a determinate condizioni. Se questi non le vuole accettare, se non vuole rischiare di essere revocato, se non vuole rispondere del suo operato, nessuno lo obbliga a questo impegno: semplicemente non lo accetti quando gli viene proposto. Nel privato, dove si muovono capitali e lavoro, questo tipo di rapporto è considerato importante e fondamentale, mentre nel pubblico, dove vi sono gli interessi collettivi, si impedisce l'attuazione di questo genere di vincolo. Se non vogliamo vincolare il nostro deputato ad un mandato, che vi sia almeno la possibilità di revocarlo.
Il parlamentare delegato dell'Unicivium, faendosi latore di una proposta di legge maturata nel suo iter a partire dalla proposta fatta dalla società civile, introdotta nell'Unicivium e da questa elaborata e resa proponibile in sede istituzionale ed infine approvata dalla maggioranza degli elettori dell'aggregazione stessa, non può certamente essere considerato un rappresentante di interessi particolari di singoli elettori.
L'Universitas civium in pratica raccoglie, tramite i suoi elettori, le istanze della società civile, della rete e dei vari movimenti che ne vogliano far parte, ma solo come individui, non in quanto movimenti o aggregazioni perché l'impegno politico dell'elettore deve essere personale e non anonimo. Un elettore può portare all'interno dell'Unicivium una proposta di un movimento, sottoponendola agli altri elettori, lasciando così fuori dall'Unicivium il movimento, i suoi capi, le sue campagne e così via. A voto palese gli elettori decidono se accettare o rifiutare la proposta e, in caso di accettazione, se demandarla al gruppo di studio competente perché la elabori in modo adeguato.
Ovviamente nulla vieta ad un militante o dirigente di un movimento di essere elettore dell'Unicivium, ma è anche ovvio che il peso della sua parola e del suo voto sarà eguale a quello degli altri elettori.
Le proposte possono venire anche dai gruppi di studio che forse hanno una visione più completa del settore specifico da loro seguito, ma anche in questo caso la proposta formulata deve essere sottoposta al voto degli elettori e non può essere indirizzata ai parlamentari dell'Unicivium senza il loro consenso.
Di per sé l'Unicivium non "movimenta" nulla, essa è unicamente quel nuovo raccordo tra società civile e pubblica amministrazione che oggi è gestito dai partiti, dai relativi capi ed oligarchi.
Chi "movimenta" sono gli elettori, esposti personalmente, che delegano, previa "filtra-zione," i loro parlamentari a fare ciò che hanno deciso sia da fare. Finite le campagne elettorali, niente fango sui candidati che sono degli illustri sconosciuti, nessun bisogno di dover andare alle trasmissioni di attualità politica e nessun bisogno di doversi confrontare con giornalisti, opinionisti, economisti di parte. Che se la cavino i movimenti, se ne sentono il dovere.
L'Unicivium, comunque, non sarà l'espressione di "quel" o di "quell'altro" movimento, ma sarà l'espressione di migliaia di elettori individuali ed individuabili, che si accordano su dei temi , come ad esempio un più equo sistema di prelievo fiscale e una più equa redistribuzione del gettito medesimo, all'insegna della solidarietà e della giustizia sociale.
1. Nunzia Penelope, Soldi rubati, Ponte delle Grazie - Milano 2011↩
2. Giorgio Cremaschi, Il Regime dei Padroni - Editori Riuniti 2010↩
3. Edmondo Berselli, L'Economia Giusta, Giulio Einaudi Editore, Torino 2010↩
4. Banca d'Italia - Household wealth distribution in Italy in the 1990s↩
5. Banca d'Italia op.cit. - pag. 41 - Wealth inequality declined from 1989 to 1991 and then rose considerably in the rest of the 1990s. The increase was driven by large gains at the very top of the distribution. Our decompositions of inequality indices show that a great deal of the widening of household wealth distribution was due to financial assets, which have both augmented their weight in portfolios and become more heavily concentrated. This evidence suggests that the stock market boom of the 1990s was an important factor behind the recent growth of wealth inequality.↩
6. Salvatore Curreri, Democrazia e rappresentanza politica. Dal divieto di mandato al mandato di partito, Firenze University Press, 2004 - Forum di quaderni costituzionali.↩